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Le “Fake News”, sono pericolose?

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Viviamo in un mondo nel quale l’informazione passa sempre più prepotentemente attraverso il web ed è necessario prestare molta attenzione ai contenuti che quotidianamente vi troviamo pubblicati. Le Fake News preoccupano l’opinione pubblica e i grandi della terra, non è un caso che Papa Francesco, non molto tempo fa, abbia apostrofato la dilagante disinformazione digitale con il termine “peccato dei media”. Certo, molte di queste news sono assurde e ridicole ed un lettore attento le riconosce immediatamente, soprattutto se trattano argomenti frivoli, ma quando il loro contenuto può determinare scelte personali importanti è necessario fare attenzione. Le “bufale”, sono frequenti anche nel settore di mia competenza, negli ultimi due anni ne sono state pubblicate alcune corredate da inesattezze sulla situazione delle banche italiane. Ecco, notizie come queste possono generare comportamenti non corretti e deleteri per chi, leggendole, si fa condizionare.

Mitchell Kapor, un imprenditore industriale del personal computing ha detto che -“Ottenere informazioni da Internet è come servirsi un drink da un idrante”- .

Per quel che riguarda la finanza, alcune distorsioni informative recenti sono state quelle relative ai possibili “Bail-In” bancari in Italia. Le bufale in quel caso riguardavano false notizie di un imminente e non autorizzato prelievo forzoso a seguito del recepimento della direttiva europea che disciplinava le crisi bancarie. Occorre quindi, oltre a non lasciarsi influenzare dalle notizie trovate sul web o sui vari social media, informarsi e confrontarsi, se possibile, con chi conosce e possiede dati concreti e verificabili.

Poche settimane fa, un sondaggio di IRP Marketing per il Sole 24 Ore, esprimeva delle percentuali di conoscenza della normativa davvero preoccupanti. Delle persone sollecitate sul tema, il 61% non ne aveva mai sentito parlare, il 22% ne aveva sentito parlare senza capirci nulla e il 5% non ricordava di averne sentito parlare. Insomma, l’88% degli italiani non è a conoscenza di cosa potrebbe accadere ai loro soldi se si affidassero ad una banca poco solida. Solo il 5% sa bene di cosa si tratta e quali potrebbero essere le conseguenze, mentre un altro 7% dice di conoscere l’argomento in maniera approssimativa.

Se questi dati sono veritieri, e lo sono senz’altro, sarà piuttosto facile che si ripetano situazioni come quelle verificatesi con il fallimento, a novembre 2015, di Banca Popolare dell’Etruria, Banca Marche, Cassa di Risparmio di Chieti e Cassa di Risparmio di Ferrara.

Insomma, ci si deve informare, bisogna partecipare agli incontri organizzati da alcuni professionisti, o dagli istituti di credito, per formarsi personalmente ed evitare di farsi condizionare da notizie false, tendenziose e provenienti da fonti incerte. Certo, si potrebbero anche leggere i contenuti della normativa che recita ” tra le misure di risoluzione vi è anche la possibilità di applicare il bail-in, che consiste nella riduzione dei diritti degli azionisti e dei creditori o nella conversione in capitale dei diritti di questi ultimi, al fine di assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca”; tutto comprensibile per i professionisti del settore ma lo è anche per l’88% degli “ignoranti normativi” italiani?

Pierluigi Santacroce

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Autore
Pierluigi Santacroce Consulente Finanziario -"La mia esperienza in ambito finanziario ebbe inizio nel luglio del 1990 quando ricevetti il mio primo mandato di consulente finanziario da una società di intermediazione finanziaria. Nella mia trentennale esperienza ho svolto attività manageriali e di consulenza finanziaria in Italia e all'estero ed ora, in qualità di Private Banker e Group Manager di San Paolo Invest - Fideuram Intesa San Paolo Private Banking, offro ai miei clienti una qualitativa Consulenza e Tutela Patrimoniale."-

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