Ebbene sì, la sola conoscenza non basta! Conoscere, ma non sapere bene come comportarsi può far compiere scelte sbagliate. Conoscenza, competenza e abilità sono componenti essenziali in ambito finanziario, ecco perché serve più “Educazione Finanziaria“.
Ma cosa si intende esattamente per educazione finanziaria e per quale motivo sarebbe così importante lavorarci un pò per acquisirla?
Lo sapete che si può misurare con un test e chi sa rispondere a domande su inflazione, diversificazione, rendimenti composti e calcoli matematici sarà promosso?
Tornando alla conoscenza… La padronanza della materia potrebbe avere un impatto importante sulle performance delle soluzioni scelte ma non è provato che “chi più sa, più ottiene“.
Sarebbe buona norma, se si è investitori poco esperti, orientarsi verso prodotti di facile comprensione oppure rivolgersi ad un professionista di fiducia prima di sottoscrivere un prodotto. Non tutti, infatti, fanno attenzione ai costi o alle varie commissioni che possono depauperare il rendimento fino a non superare neppure l’inflazione (e abbiamo visto quanto importante sia tenerne invece conto, leggi qui). Chi non si sforza di ottenere, da solo o guidato da un consulente, le corrette informazioni prima di investire potrebbe trovarsi con un portafoglio non congruo alle sue caratteristiche.
Coloro i quali, al contrario, hanno competenze sufficienti, dovrebbero dedicare del tempo nell’individuazione dei rischi, delle perdite evitabili e delle possibilità alternative in termini di rendimento. Facendo altrettanta attenzione al bilanciamento del proprio portafoglio e a rimanere sempre ben informati sui cambiamenti economici che potrebbero comportare scompensi allo stesso.
I dati sull’educazione finanziaria in Italia non sono confortanti; un dato di metà anno 2019, dell’Osservatorio Monetario dell’Università Cattolica, posizionava il nostro Paese al penultimo posto tra i Paesi del G20.
Lo Stato, in periodi passati, si è fatto carico di molte incombenze: lavoro, pensioni e welfare. Oggi per le persone è più difficile, devono confrontarsi da sole con i mercati finanziari, gli strumenti finanziari (che hanno sostituito come forma di investimento titoli a rendimento quasi azzerato come quelli di Stato) e la scelta di un fondo pensione che affianchi la rendita che percepiranno dall’INPS.
Nel mio piccolo, cerco di dare un contributo all’educazione finanziaria scrivendo articoli di facile comprensione, e guidando i miei clienti verso scelte più consapevoli rispettando sempre le loro caratteristiche di investitori. Ma qualcosa in più dovrebbero farlo le istituzioni, se ne parla da molto e spero che presto arrivi qualche norma ad aiutare i tanti professionisti come me che, ogni giorno, si siedono di fronte ai risparmiatori.
Pierluigi Santacroce
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