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Il volo delle oche canadesi: un volo di squadra

Chi ha avuto la fortuna, almeno una volta nella vita, di assistere al volo di uno stormo di oche canadesi in viaggio verso le mete stagionali, ne sarà rimasto certamente affascinato. La loro eleganza in volo, la potenza del loro battito d’ali e quel collare bianco sul lungo collo nero che sembra un foulard che le protegge dal vento, rendono il loro passaggio sulle nostre teste uno spettacolo unico. Questi volatili passano l’estate nelle regioni più settentrionali del Canada come l’Alaska, per poi spostarsi, nei periodi invernali, verso gli stati meridionali americani facendo viaggi lunghissimi. Essendo la migrazione un aspetto fondamentale della loro sopravvivenza, ne hanno affinato le strategie: hanno imparato con il tempo a spostarsi mano a mano che il clima cambia per non arrivare sul posto imageprestabilito troppo presto o troppo tardi e deciso che, chi guida lo spostamento, sia sempre un esemplare adulto, forte ed esperto. La caratteristica del loro volo è la conformazione dello stesso: la disposizione a “V” permette loro di creare una frattura nell’aria che consente, alle oche che seguono il “battistrada”, di fare meno fatica e di cambiare direzione prontamente se chi “tira” il gruppo vira improvvisamente o cambia altitudine per le forti correnti d’aria.

Ecco, se avete letto fino a qui, vi starete chiedendo se ora la mia occupazione principale è diventata quella dell’ornitologo o del “Birdwatcher”. La verità è che ho scoperto, grazie ad un consiglio, un libro interessante che propone un parallelo tra il comportamento delle oche in volo e quello di un gruppo di lavoro, ponendo un interrogativo:

  • Quanto è corretto attendere (sempre) che sia il leader a proporre idee, operatività o iniziative che possano essere copiate efficacemente o meno?

Tornando alla formazione a “V” utilizzata nella migrazione delle oche canadesi, va aggiunto che non rimane statica: la formazione cambia continuamente il proprio “leader”, permettendo a chi ha già volato davanti a tutti di recuperare le forze nelle retrovie, assicurandosi così  che l’energia totale dello stormo sia sufficiente affinché tutti i componenti arrivino a destinazione. In un team di lavoro, chi non assume mai la posizione del leader, alternandola a quella del singolo componente, dimostra con i fatti di non ambire a grandi risultati individuali, non esprime un senso di responsabilità personale, non desidera la crescita propria e di chi lavora con lui ed, infine, preferisce non correre il rischio di esporsi a critiche. Anche chi sceglie, consapevolmente o meno, di “andare in scia” al compagno di viaggio “sbagliato” rischia di fare più fatica, di isolarsi o, peggio, di perdere di vista lo stormo.

Vedere la destinazione come un obiettivo comune, prendersi la responsabilità di guidare un’iniziativa, un gruppo di colleghi, di fare una scelta o di volare davanti producendo il massimo sforzo sapendo che tra poco qualcuno lo farà per te e tu potrai “tirare il fiato”, non deve essere visto come un compito esclusivo del leader. Un gruppo di lavoro che si muove come uno stormo di oche canadesi è il prototipo di un gruppo vincente.

“Il miglior risultato si ottiene quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé e per il gruppo”.

John Nash “Le dinamiche dominanti”

Pierluigi Santacroce

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Autore
Pierluigi Santacroce Consulente Finanziario -"La mia esperienza in ambito finanziario ebbe inizio nel luglio del 1990 quando ricevetti il mio primo mandato di consulente finanziario da una società di intermediazione finanziaria. Nella mia trentennale esperienza ho svolto attività manageriali e di consulenza finanziaria in Italia e all'estero ed ora, in qualità di Private Banker e Group Manager di San Paolo Invest - Fideuram Intesa San Paolo Private Banking, offro ai miei clienti una qualitativa Consulenza e Tutela Patrimoniale."-

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