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Nuovi PIR: le regole sono cambiate, e ora?

Panico

È la domanda che mi sono sentito ripetere più volte questa settimana, -“Pierluigi, e adesso cosa facciamo con il mio PIR?”- Preoccupazione legittima dei clienti che come sempre, ma non per colpa loro, hanno capito poco di ciò che i giornali hanno comunicato. La risposta dovuta e data ai miei interlocutori la svelerò più avanti, nella prima parte dell’articolo cercherò di spiegare in maniera semplice perché c’e tutta questa attenzione verso i nuovi Piani Individuali di Risparmio (PIR).

Il mercato dei PIR, dall’inizio del loro collocamento, ha visto confluire nelle sue casse 15 miliardi di euro circa.

La legge di bilancio del nuovo governo, in particolare il comma 215 della stessa, ha messo in allarme gli investitori professionali del settore. Non viene contestata la finalità della normativa, e cioè quella di fare arrivare capitali alle piccole medie imprese (PMI) e alle società non quotate per rilanciare il nostro Paese ma l’attuabilita della stessa.

I nuovi PIR, costituiti e collocati dal primo gennaio 2019, hanno nuove regole di ingaggio. Per mantenere il vantaggio fiscale dei precedenti (leggi il mio articolo qui) dovranno avere modalità di investimento differenti. Quelle che fanno maggiormente discutere e preoccupare i “market players” sono queste:

  • Il 3,5% dovrà essere destinato al mercato AIM, ma solo ad aziende che hanno meno di 250 dipendenti ed un fatturato annuo non superiore ai 50 milioni di euro
  • Un altro 3,5% dovrà essere destinato a quote o azioni di Venture Capital, fondi chiusi che investono in imprese che abbiano le caratteristiche e i criteri citati nel bullet point precedente

I maggiori investitori professionali affermano che, in primo luogo, non c’e mercato sufficiente per creare nuovi PIR ed è quindi a rischio la possibilità di sfruttare gli importanti vantaggi fiscali. In secondo luogo, con queste nuove percentuali di investimento, su AIM e Venture Capital, si eleva di molto il rischio a carico dei sottoscrittori dello strumento. Assogestioni è pronta a sedersi al tavolo di governo per trovare una soluzione ad una situazione che rischia lo stallo ma, visti i tempi biblici che occorrono a questo Paese per attuare i decreti, ci vorrà comunque del tempo.

Molte delle principali società che hanno fatto sottoscrivere i PIR fino a dicembre, con l’avvento della nuova normativa hanno sospeso il loro collocamento e questa notizia ha preoccupato anche chi, lo strumento, lo aveva già sottoscritto.

La risposta alla domanda che molti clienti mi hanno fatto dunque è questa: i PIR sottoscritti fino al 31.12.2018 godranno dei vantaggi promessi (abbattimento del 26% di imposta se mantenuti in vita per almeno 5 anni), così come sarà possibile fare versamenti aggiuntivi sugli stessi fino al raggiungimento del tetto annuo (30.000 euro) e del tetto massimo (150.000 euro). Sarà anche possibile, per i risparmiatori, investire su un PIR di vecchia generazione (antecedente al 2019) ma non potranno godere del vantaggio fiscale.

Mi permetto di dare un consiglio, visto il contesto di grande volatilità che si protrarrà ancora per alcuni mesi; sarebbe preferibile entrare negli investimenti futuri in forma rateale (Es. PAC, leggi articolo qui) per sfruttare, a nostro favore, le inevitabili oscillazioni a cui il mercato verrà sottoposto.

Pierluigi Santacroce

Autore
Pierluigi Santacroce Consulente Finanziario -"La mia esperienza in ambito finanziario ebbe inizio nel luglio del 1990 quando ricevetti il mio primo mandato di consulente finanziario da una società di intermediazione finanziaria. Nella mia trentennale esperienza ho svolto attività manageriali e di consulenza finanziaria in Italia e all'estero ed ora, in qualità di Private Banker e Group Manager di San Paolo Invest - Fideuram Intesa San Paolo Private Banking, offro ai miei clienti una qualitativa Consulenza e Tutela Patrimoniale."-

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